La Storia dell'Istituto Storico Lucchese Stampa

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La Rivista di Studi Lucchesi Actum Luce fu ideata tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta per soddisfare le molteplici istanze che provenivano dal mondo culturale lucchese. Da molti anni ormai si rifletteva sugli avvenimenti che avevano portato della chiusura del famoso Bollettino Storico Lucchese che, attivato nel 1929, aveva svolto un ruolo di rilievo fino al 1943; da allora la città non aveva più un periodico a carattere storico che si connotasse con significative qualificazioni scientifiche. Non mancavano pubblicazioni degne di considerazione, ma spesso si trattava di testate che, per loro specifica scelta, ospitavano in prevalenza studi caratterizzati da finalità informative e divulgative.

E’ vero che in quegli anni videro con ricorrenza la luce in Lucca le pubblicazioni edite dalla prestigiosa cinquecentesca Accademia Lucchese di Scienze Lettere ed Arti, ma si trattava di una produzione che, pur essendo di alto livello scientifico, aveva una naturale configurazione pluridisciplinare e non si limitava al più circoscritto ambito della ricerca storica. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta furono presenti comunque alcuni periodici che ospitarono studi di interesse storico e tra questi, per la loro serietà e per la loro continuità, possiamo ricordarne tre.

In primo luogo ci riferiamo alla Rivista Trimestrale Lucca. Rassegna del Comune la quale, pur avendo una primaria funzione informativa, con prevalente riferimento alle attività politiche e amministrative dell’Ente, in limitata misura dedicava spazi alla conoscenza del passato. Questo periodico visse la fase finale della sua vita verso la metà degli anni Sessanta, proprio quando nel Comitato di Redazione emergeva la figura del Vice Segretario Comunale, Manlio Fulvio, un personaggio, contrassegnato da decise inclinazioni nei riguardi della ricerca storica, che poco dopo, nel 1968, concretizzò il suo impegno in quel volume intitolato Lucca, le sue corti, le sue strade, le sue piazze che ebbe e che continua ad avere rilievo un successo notevolissimo in considerazione della attualità della sua funzione di stradario storico della città murata.

Nel Comitato di Redazione, assieme a Giorgio Di Ricco, Giulio Lazzarini e Maria Eletta Martini, nomi di grande rilievo amministrativo e politico, significativi per garantire le finalità del periodico a supporto delle attività dell’Ente Comunale, emergeva anche la figura poliedrica di Gino Arrighi, studioso dai multiformi interessi che, assieme a tematiche di ampio interesse culturale e scientifico, si rivolgeva alla storia locale osservandola nelle sue più particolari manifestazioni euristiche. La chiusura della Rassegna privò la città uno spazio significativo e non secondario, ma non fu particolarmente avvertita in ambito specialistico.

In secondo luogo giova segnalare che, proprio agli inizi degli anni Sessanta, aveva visto la luce il Notiziario Filatelico Numismatico: nato con finalità dirette alla diffusione di elementi prevalentemente tecnici, legati appunto alla filatelia ed alla numismatica, con l’aggiunta della dicitura, di chiaro richiamo “accademico”, con rubriche di storia, scienze, lettere ed arti, lasciò trapelare l’intenzione di volersi inserire nel contesto cittadino per occupare, almeno in parte, lo spazio lasciato vuoto dal Bollettino Storico Lucchese. Fondato e diretto con grande passione, puntualità e con un personale, non indifferente impegno finanziario da Giorgio Giorgi, il Notiziario era capace di garantire una coraggiosa cadenza mensile e si presentava con fascicoli di piccola consistenza, nei quali apparivano articoli di limitate dimensioni, spesso non larvatamente tendenti alla divulgazione.

Questo periodico svolse senza dubbio un ruolo importante, sia per la sua capacità di informare su fatti e su avvenimenti del presente e del passato, sia per il suo modo di diffondere la cultura, che non disdegnava una erudita attenzione alle fonti. Nono si può nascondere che episodici furono i contributi di elevato significato scientifico e, proprio per tali caratteristiche, non tutti gli studiosi del tempo offrirono la loro collaborazione, pur se non mancarono nomi di rilievo quali Salvatore Andreucci, Gino Arrighi, Isa Belli Barsali, Bruno Cherubini, Felice Del Beccaro, Carlo Gabrielli Rosi, Guglielmo Lera, Mario Lopes Pegna, Florio Santini, Mario Seghieri e Mario Tori.

Nonostante tali prestigiose presenze, il Notiziario non assunse mai un carattere specialistico. La formula adottata riscosse comunque un buon successo, se è vero che moltissime furono le adesioni e le sottoscrizioni di abbonamenti. In un contesto di carattere prevalentemente divulgativo, nel quale non mancavano articoli strettamente mirati alla ricerca, i risultati furono in verità positivi ma non del tutto soddisfacenti. Con la scomparsa del suo Fondatore, la Rivista continuò onorevolmente a vivere e solo in tempi molto recenti ha concluso il suo lungo, intenso e apprezzabile viaggio.

In terzo luogo è da porre in evidenza la presenza, durante gli anni Sessanta e dei primi Settanta, della Rivista della Provincia di Lucca: dotata di buoni mezzi finanziari e caratterizzata da una più che dignitosa veste tipografica, era diretta da Italo Pizzi, Vice Segretario dell’Amministrazione Provinciale, ovvero da un personaggio che, occupando un ruolo di rilievo all’interno della struttura istituzionale, poteva rappresentare una guida abile, coinvolgente e utile per rendere equilibrato il rapporto tra le diverse componenti, da quella politica a quella amministrativa, da quella divulgativa a quella strettamente storica. Sebbene questo periodico, più di altri, mostrasse una crescente propensione verso l’inserimento di contributi scientificamente rilevanti, la sua struttura generale lasciava trasparire i limiti della sua non esclusiva natura.

Nel 1975, quando stava vivendo la fase conclusiva, il suo Comitato di Redazione era la palmare testimonianza di quelle primarie finalità che la Rivista si prefiggeva e che traevano origine dalle caratteristiche e dalle esigenze dell’Ente: coordinato da Adolfo Lucchesi, Presidente della Provincia, ritroviamo tra i suoi membri il già citato Gino Arrighi, quale rappresentante del mondo scientifico e uno degli emblemi della ricerca storica cittadina, assieme ad altri nomi, quali Francesco De Paulis, Alberto Grassi, Luigi Imbasciati, Renzo Lazzareschi, Giuseppe Lunardi, Alessio Nardini, Giuliano Nesi, Leone Sbrana e Ferdinando Tessa, che possono essere considerati un incontro miscellaneo tra personalità politiche e uomini di cultura.

Da questa sintetica e meramente indicativa illustrazione, si evince come il vuoto lasciato dal Bollettino Storico Lucchese non potesse essere colmato dai periodici esistenti; di tale realtà si aveva la consapevolezza, se è vero che verso lo scadere degli anni Sessanta furono effettuati alcuni tentativi mirati ad una sua “rinascita”. Avendo nel contempo chiuso i battenti, come si è accennato, la Rassegna del Comune, il Sindaco di Lucca Giovanni Martinelli, sostenuto da Manlio Fulvio, si fece parte attiva e incontrò in più occasioni alcuni degli Studiosi più accreditati, quelli della cosiddetta “vecchia guardia”, proponendo di riattivare il Bollettino, con la garanzia di un contributo finanziario da parte dell’Ente locale. Gli esiti dei colloqui tuttavia non ebbero esiti positivi: tra i motivi di tale fallimento giocarono probabilmente alcuni veti incrociati dal momento che ognuno degli “invitati” non nascondeva l’aspirazione a voler ricoprire il ruolo di “conduttore principale e di non gradire altre soluzioni”.

In questa fase di stallo, nella accertata impossibilità di procedere a una riesumazione dalla gloriosa testata, nelle Sale dell’Archivio di Stato nacque e si sviluppò l’idea di dare vita ad un nuovo periodico di storia locale, libero dal passato, pronto ad assorbire le innovative tendenze storiografiche in atto e aperto alle prospettive proprie delle ormai diffuse esigenze culturali della città. Vi era la consapevolezza che l’operazione sarebbe stata difficile, rischiosa e che avrebbe potuto naufragare sul nascere: si considerò quindi l’opportunità di intraprendere l’impresa attraverso una forma graduale, senza usare metodi impositivi, passando attraverso la realizzazione di preliminari attività culturali e lasciando poi il responso finale alla critica e ai fruitori.

L’organismo utile per accogliere e realizzare questa idea fu individuato nella allora nascente Commissione Storica della Compagnia Balestrieri Lucca, un piccolo gruppo che, riunitosi il primo giugno 1971, nella Sala della Cultura presso il Teatro del Giglio, risultò all’origine composto da Antonio Romiti, con funzioni di Coordinatore e inoltre da Carlo Gabrielli Rosi, da Guglielmo Lera, da Roberta Martinelli, da Alessandro Meschi e da Giorgio Tori. A questo primo nucleo si unirono subito dopo altri studiosi quali Mario Seghieri e Giuseppe Ghilarducci. In occasione di una riunione, tenutasi in data 25 ottobre 1971, la Commissione Storica decise di iniziare la propria attività organizzando, per il mese di aprile dell’anno successivo, un Ciclo di “Incontri Culturali”, composto da quattro conferenze che furono affidate a Arnaldo d’Addario, a Guglielmo Lera, a Antonio Romiti e a Renzo Papini, con lo scopo primario di avvicinare la cittadinanza al proprio passato; nel contempo, nella mente degli organizzatori, vi era l’intenzione di “verificare” quale fosse in quel momento il termometro climatico culturale della città.

Nel marzo 1972, nella prestigiosa Sala degli Specchi di Palazzo Orsetti, gentilmente concessa dal Comune di Lucca, i quattro Relatori presentarono i risultati delle loro ricerche e un pubblico folto e interessato sancì quel successo che poi trovò un preciso riscontro nel favorevole giudizio della critica e degli studiosi più accreditati. Sulle ali dell’entusiasmo, a caldo, la Commissione Storica decise di pubblicare immediatamente gli “Atti” in un apposito volume.

Il meccanismo ormai era innescato: fu naturale pomuovere immediatamente un simile ulteriore Ciclo Autunnale, formato parimenti da quattro conferenze che furono tenute, nell’ottobre dello stesso anno, rispettivamente da Domenico Maselli, Giuseppe Ghilarducci, Giorgio Tori e Mario Seghieri: proprio in tale occasione, fu presentato il citato volume intitolato Actum Luce. Studi Lucchesi, contenente i testi delle letture del Ciclo Primaverile. Fu volutamente esclusa la parola Rivista, in attesa di conoscere quale fosse l’accoglienza da parte di coloro che noi, allora giovani, consideravamo i “Grandi Saggi” e che rappresentavano l’immagine un glorioso recente passato. La loro risposta, unanimemente positiva, ci incoraggiò a continuare.

Il nostro impegno fu diretto da un lato alla prosecuzione della organizzazione dei “Cicli” di conferrenze e dall’altro lato alla edizione secondo numero di Actum Luce che, pubblicato nel luglio del 1973, uscì come Rivista di Studi Lucchesi, portando così finalmente allo scoperto il timido e sino ad allora larvato progetto. Si avviò in tal modo una duplice parallela iniziativa che vide da un lato la realizzazione di ricorrenti “Incontri Culturali” e dall’altro la stampa di un “periodico” di contenuto esclusivamente storico. Questo complesso progetto si è poi nel tempo consolidato: prossimamente vedrà la luce la trentacinquesima annata di Actum Luce e sarà nel novembre 2006 organizzata la settantesima edizione degli “Incontri Culturali”.

La Rivista Actum Luce ha avuto nel tempo momenti di evoluzione e di assestamento nell’intento di conseguire una più organica articolazione: tra le diverse sezioni che la caratterizzano, un ruolo certamente non secondario è rappresentato dalla Vita dell’Istituto, un contesto informativo nel quale sono riportati gli eventi culturali e scientifici di maggiore rilevanza, andando incontro ad esigenze di conoscenza provenienti dai Soci e da strati diversi della società. Una svolta innovativa e rilevante si è verificata con la stampa dell’annata 1975, quando si annunciarono le significative modificazioni organizzative che avrebbero condotto alla trasformazione della Commissione Storica della Compagnia Balestrieri Lucca in Istituto Storico Lucchese, nuovo soggetto associativo giuridicamente autonomo. In quel numero comparve, per la prima volta, una rubrica che si occupava in generale della vita culturale lucchese e che in seguito fu limitata alle sole proprie attività istituzionali.

La Vita dell’Istituto, che è oggetto del presente numero di Actum Luce, è stata sempre inserita nel periodico, con esclusione dei volumi dedicati agli “Atti di Convegni”. Ci riferiamo alla ghiotta occasione di ospitare i testi delle relazioni presentate al Secondo Convegno delle Società Storiche della Toscana, organizzato in Lucca dall’Istituto Storico Lucchese il 15 e il 16 ottobre 1977 ed alla simile situazione quando, nel biennio 1984 e 1985, la Rivista accolse i prestigiosi Atti del Convegno su Castruccio Castracani e il suo tempo.

Successivamente la Vita dell’Istituto fu presente fino al 1996, per essere di nuovo omessa nel periodo compreso tra il 1997 ed il 2004. Dal 9 all’11 ottobre 1997, infatti, in occasione dei centocinquanta anni della reversione del Ducato di Lucca al Granducato di Toscana, l’Istituto Storico Lucchese organizzò a Villa Bottini, assieme ad altri Enti, un articolato Convegno intitolato Fine di uno Stato: il Ducato di Lucca (1817-1847) e due anni dopo, dal 15 al 18 giugno 1799, sempre a Villa Bottini, realizzò, sempre in collaborazione con altri soggetti, una altrettanto importante manifestazione dedicata a Lucca 1799: due Repubbliche. Istituzioni, economia e cultura alla fine dell’Antico Regime, destinata a ricordare gli avvenimenti conseguenti all’arrivo dei francesi in Lucca, dopo secoli di autonomia. Fu deciso di inserire gli “Atti” di questi prestigiosi Incontri in Actum Luce ed il cospicuo materiale ha occupato le annate comprese tra il 1997 ed il 2004, comportando, come per le precedenti simili situazioni, la esclusione in tali sedi della Vita dell’Istituto.

Il presente volume, relativo al primo semestre dell’anno 2005, trae la sua esistenza e la sua struttura proprio dall’esigenza di recuperare, fissare e far conoscere le attività che l’Istituto, tramite i propri Organi Dirigenziali, la Sede Centrale e le Sezioni, ha posto in essere nel corso di questi otto anni, riprendendo così una “rubrica” che, specialmente a partire dal 1978, quando il nuovo Statuto Sociale istituì le Sezioni, è divenuta sempre più intensa e significativa.

Dal 1986 al 1996, la Vita dell’Istituto ha rappresentato una diretta testimonianza della complessa rete di attività culturali e scientifiche che hanno connotato gli avvenimenti sociali e culturali, in collegamento con un’epoca vivace e in rapida evoluzione. In questi anni si vissero infatti momenti, di crescente fervore, che prendevano le mosse dagli anni Settanta, quando erano emerse forme di diffuso coinvolgimento nei contesti culturali, quando gli strati medi e medio bassi della società avevano scorto in tali ambiti un gratificante e fondamentale miraggio di crescita, quando molti govani vedevano nella cultura un elemento per emergere e nutrivano speranze di far valere le proprie capacità intellettuali.

Non si dimentichi che in quegli anni si verificarono a livello nazionale innovazioni di rilievo: non possiamo non ricordare ad esempio l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, avvenuta nel 1975 e l’emanazione della nuova Legge Universitaria che, nel 1980, rese più agile per molti giovani la strada verso la ricerca scientifica e verso gli studi. Forti tendenze in tal senso si verificarono anche in ambito locale e fu così che, verso la fine degli anni Settanta, il neonato Istituto Storico Lucchese si inserì in tale virtuoso processo e ricevette in corrispettivo non limitate considerazioni: è doveroso ricordare in proposito che, grazie alle felici intuizioni e alle decisioni conseguenti al significativo abbinamento tra il Prefetto di Lucca, Antonio Lattarulo e il Presidente della Provincia, Giuseppe Bicocchi, personaggi altamente sensibili e veramente interessati al progresso della cultura, fu assegnata all’Istituto, in Palazzo Ducale, una Sede prestigiosa che ha rappresentato e rappresenta uno degli elementi focali di tutta l’attività.

Una ulteriore significativa novità per fu introdotta dall’innovatovo Statuto Sociale nel quale fu prevista l’attivazione delle Sezioni Territoriali e Speciali, entità aggregative attraverso le quali si intendese coinvolgere il territorio lucchese, considerato nella sua massima estensione “storica”. Si operò con lo scopo di invitare e di stimolare le singole Comunità a “riconoscersi” per riscoprire, attraverso lo studio e la ricerca sulle fonti, le proprie origini e le memorie del passato; questo progetto era destinato ad attuarsi in un rinnovato contesto storiografico nel quale le metodologie di ricerca miravano a sviluppare le indagini su più elevati livelli scientifici. La nascita delle Sezioni, instituite per libera scelta delle singole Comunità, può essere considerata una delle idee vincenti della linea culturale dell’Istituto Storico Lucchese.

Oggi le Sezioni, parti integranti dell’Istituto, hanno raggiunto il numero di trentacinque: tra queste, diciassette sono Territoriali, diciassette sono Speciali e una ha valore Culturale; ognuna di esse funziona tramite una Assemblea di Soci Aderenti, un Consiglio Direttivo, una Giunta Esecutiva ed un Direttore, grazie alla presenza di nuclei di persone che ad esse si dedicano in un contesto di puro volontariato.

L’Istituto Storico Lucchese conta oltre millecinquecento Soci ed è gestito con la primaria e diretta partecipazione della Sede Centrale: le sue attività vengono programmate e svolte grazie il coordinamento dell’Assemblea Generale la quale, composta da tutti i Direttori della Sezioni e da alcuni Consiglieri della Sede Centrale, viene riunita periodicamente dal Presidente dell’Istituto e svolge un compito non solo e non tanto di controllo, quanto di sostegno organizzativo, recependo i programmi preventivi e fornendo suggerimenti utili per garantire la qualità delle attività.

Un altro aspetto di rilievo, nel quale oltretutto l’Istituto impegna la quasi totalità delle sue risorse, è individuabile nelle pubblicazioni. Così come la Sede Centrale ha in Actum Luce il suo punto di riferimento, non poche Sezioni hanno una propria testata. Alcune vantano una lunga anzianità editoriale: basti pensare che la Rivista di Archeologia Storia e Costume, edita dalla Sezione Speciale delle Seimiglia, pubblicò il primo numero nel 1973, che il primo numero della Rivista Studi Versiliesi, stampata a cura della Sezione Versilia Storica, risale al 1983 e che la Rivista Campus Maior, della Sezione di Camaiore ebbe il numero di apertura nel 1987.

Tralasciando la citazione di altri periodici, che riportiamo in Elenco posto nella parte terminale di questo volume, è da tenere nella massima considerazione l’intensa attività scientifica e di ricerca che emerge dalle Collane, nelle quali molte Sezioni hanno inserito i pregevoli risultati del loro intenso impegno: ci piace ricordare, a titolo di esempio, la Sezione di Borgo a Mozzano, la prima ad essere istituita, la quale a partire dal 1979 ha pubblicato nella Collana “La Balestra”, ritmicamente ogni due anni, gli “Atti dei Convegni” che dal 1977 ad oggi ha organizzato e realizzato, arrecando un significativo sviluppo alla conoscenza della storia, delle tradizioni e della propria realtà sociale.

Con queste sommarie indicazioni intendiamo solamente fornire alcune sintetiche note di presentazione di questo speciale numero di Actum Luce, nel quale, come si è premesso, sono state riportate le principali attività realizzate dall’Istituto nell’ampio arco cronologico di otto anni, dal 1997 al 2004; non volevamo infatti che andasse perduta la memoria di un periodo non breve, nel quale moltissimi Soci, studiosi, appassionati e semplici simpatizzanti, coinvolgendo e consentendo la partecipazione a migliaia di persone, hanno prestato generosamente la loro opera e hanno svolto, spesso con sacrificio personale, ma con passione e con soddisfazione, positive e concrete attività, lasciando una positiva traccia del loro impegno.

Prima di chiudere queste brevi note, con grande piacere desidero cogliere l’occasione per ringraziare alcuni dei collaboratori che, in epoca recente e nello specifico negli anni ai quali qui ci si riferisce, con la loro assidua e volontaria partecipazione hanno consentito lo svolgimento di molte delle attività poste in essere.

Un sincero atto di riconoscimento deve essere diretto prima di tutto a coloro che all’interno della Sede Centrale hanno svolto negli ultimi anni e svolgono attualmente, assieme agli altri Membri del Consiglio Direttivo, una significativa e produttiva opera di dedizione culturale, pertendo dai Vice Presidenti, Giorgio Tori prima e Romano Silva poi, al Tesoriere Franco Lencioni, alla Segretaria Generale Laura Giambastiani, al Rappresentante Culturale Carlo Gabrielli Rosi, per passare quindi a evidenziare la preziosissima opera di collaborazione offerta da parte di quei Soci che con la loro assidua e qualificata presenza hanno garantito giornalmente l’apertura della Sede e il funzionamento dell’Istituto, facilitando la fruizione della Biblioteca e degli altri servizi, così come hanno garantito lo svolgimento delle molteplici attività ordinarie interne ed esterne e hanno assicurato il mantenimento delle relazioni con gli oltre mille e cinquecento Soci.

Tra questi non possiamo non ripetere quello di Franco Lencioni, per passare poi a Sandra Catignani, a Jacopo Lazzareschi, a Rosa Romiti, a Paolo Canali, a Laura Guidi, a Luciano Radici. Non possiamo inoltre non unire a questi il nome di Milena Ruggi Luporini la quale, purtroppo recentemente scomparsa, assieme alla sua intensa funzione di Bibliotecaria, ha svolto un ruolo di elevato rilievo in molteplici ambiti operativi.

Un vivo ringraziamento va inoltre a tutti i Direttori delle Sezioni i quali, assieme ai componenti delle Giunte Esecutive e dei rispettivi Consigli Direttivi, hanno attivamente collaborato nelle attività e hanno fornito le opportune notizie indispensabili per la stesura delle note illustrative che seguono.

In considerazione del complesso impegno per la realizzazione del presente volume, sono ben lieto di rigraziare vivamente Roberta Antonelli, Direttore della Sezione di Camaiore, la quale ha effettuato la prima sommaria rilevazione dei dati delle attività concernenti la Vita dell’Istituto degli ultimi otto anni, rendendo così assai meno pesante il mio successivo lavoro illustrativo e descrittivo.

Prima di concludere, desiderio riportare alcune sintetiche note sulla attuale struttura giuridica e sul funzionamento dell’Istituto Storico Lucchese: nato come Associazione di persone e fondato sul puro volontariato, dopo la registrazione notarile dell’Atto Costitutivo e dello Statuto ha conseguito la qualifica di Ente Giuridico Privato, per riconoscimento dello Stato ed è stato inserito nella Speciale Tabella degli Istituti Nazionali di Cultura, attiva presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali; al pari ha ottenuto il riconoscimento di Ente Giuridico dalla Regione Toscana ed è inserito nella Tabella degli Istituti Regionali di Elevato Livello Scientifico.

La sua vita è assicurata sia dalle quote sociali, sia dai sostegni finanziari provenienti da soggetti pubblici e privati, tra i quali ricordiamo il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Toscana, la Provincia di Lucca, la Provincia di Pistoia, i Comuni collegati con la Sede Centrale e con le diverse Sezioni Territoriali e le relative Comunità Montane. Un ruolo essenziale, basilare e altamente significativo è svolto inoltre in primo luogo dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca, da sempre sensibile, aperta e munifica sia verso le iniziative ordinarie che verso i progetti straordinari dell’Istituto, in secondo luogo dalla Fondazione della Banca del Monte di Lucca, disponibile e attenta nei riguardi delle iniziative culturali e scientifiche, quindi dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, presente per il sostegno che fornisce alle Sezioni che operano nella Valdinievole. Siamo sentitamente grati a tutti questi Enti che con i loro contributi consentono la realizzazione di attività e di programmi editoriali spesso complessi, di elevato impegno.

Desideriamo rivolgere infine un doveroso, particolarissimo, sincero, sentito e incommensurabile ringraziamento alla Provincia di Lucca che, oltre alle specifiche ricorrenti occasioni di sostegno finanziario, dal 1978 ha concesso e consente all’Istituto Storico Lucchese di utilizzare, assieme ad altri ambienti nei quali è conservata una rilevante consistenza del patrimonio librario, quale propria Sede principale alcuni idonei locali della prestigiosa Sede di Palazzo Ducale,.